4/01/2012

What is Ecopaesaggio®?

Our secret garden...
 ...italiano a seguire

It's ecologically sustainable biosystem, full of life... is a possible route.
Just choose the right essences, flowers, plants and follow natural ways. 
What makes some natural environments so compelling? How can we restore the health of the body asking for directions to Nature? Why natural patterns, those that nature has created, are more effective than others to live well? There are ways to design, manage and interpret the natural environment, so as to enhance their beneficial influences?

Yes... there are many natural ways in design landscape, agriculture and gardening! 
My way is learning by the 'Genius loci'... learning by Nature itself.

To build, to plant, whatever you intend,
To rear the Column, or the Arch to bend,
To swell the Terras, or to sink the Grot;
In all, let Nature never be forgot.
Consult the Genius of the Place in all
That tells the waters or to rise, or fall
Or helps th’ambitious hill the heav’ns to scale,
Or scoops in circling theatres the vale;
Calls in the country, catches opening glades
Joins willing woods, and varies shades from shades
Now Breaks, or now directs, th’intending lines;
Paints as you plant, and, as you work, designs.

Alexander Pope, Epistle IV, 
to Richard Boyle, Earl of Burlington - 18 C.



Increases more and more the number of those who feel the need to find harmony with nature, who have the desire of seeing flying bees and butterflies, ladybugs and lizards to welcome, to hear the chirping of birds.


Composting, recycling, weed control through cultivation of green manure or crossroads and consequent natural products, limiting polluting machines, with the use of organic way, with different management areas, natural mulch against weeds.

Ecopaesaggio also works strengthens your awareness and puts harmonious energetic patterns in place to assist you in your focus, creativity, enjoyment and manifestation of your intentions.


If you think a natural landscape represents a concrete contribution to the future of our planet, the ecopaesaggio® and its design is the system for you.

10/02/2010

Ecopaesaggio®

Cos'è l'ecopaesaggio®? Un paesaggio, un'agricoltura, un giardino, un orto ecologicamente sostenibile, pieni di vita, che evitano l’uso di pesticidi... è una strada possibile. Basta scegliere la corretta biodiversità.

Aumenta sempre di più il numero di coloro che sentono l’esigenza di ritrovare l’armonia con la natura, che hanno il desiderio di riveder volare api e farfalle, di accogliere coccinelle e lucertole, di sentire il cinguettio degli uccellini. L'ecopaesaggio utilizza tecniche di coltivazione biologiche e biodinamiche, che evitano prodotti chimici; si cerca di favorire la biodiversità; si recuperano antiche varietà di alberi e arbusti; si utilizzano piante spontanee per decorare. Compostaggio, impianti di riciclaggio, diserbo tramite coltivazione di crucivere e conseguente sovescio o con prodotti naturale come l'aceto, limitando le macchine inquinanti, con utilizzo di certificazione biologica, con aree di gestione differenziate, pacciamatura naturale contro le erbacce. Se anche voi pensate al paesaggio, ad una agricoltura, a un giardino che rappresentino un concreto contributo al futuro del nostro pianeta, l'ecopaesaggio e la sua progettazione è il sistema che fa per voi.

Un ecosistema perfetto
Il paesaggio progettato in modo naturalistico è quello che prende ispirazione dall'ambiente che lo circonda: boschi, stagni, campi, ruscelli, siepi. Alberi e arbusti sono quelli più diffusi nel paesaggio spontaneo, senza cultivar dalle fioriture vistose né fogliami variegati, sostituiti dalle specie originarie, che si possono riprodurre per seme. Se la scelta delle specie d'impianto è fatta secondo natura, e se si lasciano le piante libere di svilupparsi, la manutenzione può essere basata esclusivamente sul controllo, sulla concimazione, sull’eventuale ricarica del terreno con sostanze acidificanti o mineralizzanti in quantità minime e sull'irrigazione.

Quando la natura fa il suo corso
Il prototipo di una casa moderna che sorgeva su un prato verdissimo ora è sempre meno appetibile. Lo spazio esterno interamente sotto controllo, riflesso di una natura addomesticata va sempre di più sostituito con il selvaggio e lo spontaneo.
Un habitat in cui la natura sta lentamente tornando ai suoi diritti. Una vera e propria rivoluzione dello stile, da artificioso al naturale, dallo statico al dinamico, oggi si prende sempre più coscienza dei meriti di un habitat naturale in cui esista la "biodiversità".
All'interno di un giardino, la parola chiave è "equilibrio". Coesistere pacifico della natura con gli esseri umani, un luogo dove la pianta si sviluppi in dialogo con chi vi abita, compresi gli animali. Un ricco scambio si creerà tra i due territori, tra la casa e la natura. Ad esempio, un laghetto formato nella vecchia vasca da bagno, un orto che si riafferma per l'uso in cucina, un'erba selvatica che cresce sul terreno. Questo dialogo tra l'impianto e l'uomo crea gradualmente un habitat per un giardino del futuro e della biodiversità, dove uomo e natura convivono senza il controllo di uno sull'altro.

Incentivare la biodiversità
La creazione di un biosistema tutto naturale è più facile in un grande spazio di campagna, dove per esempio si possono lasciare libere le siepi di svilupparsi secondo natura. Più difficile in uno spazio ridotto, ma con un po’ di pazienza è possibile stabilire un equilibrio che permetta al verde di svilupparsi riducendo al minimo gli interventi del giardiniere e azzerando l’uso di concimi. La parola d’ordine resta sempre, come un mantra, biodiversità. Per incentivare la componente faunistica, si deve incrementare quella floristica: alberi e arbusti sono i tipi vegetali che offrono il maggior rifugio e alimento agli animaletti. Se avete poco spazio, inserite almeno qualche nido, sia per uccelli (che vengono attirati anche dalle mangiatoie in inverno) sia per insetti; e lasciate un mazzo di fascine (rami potati) per dare riparo ai ricci.

Solo piante indigene
L’ossatura di un giardino o di un parco va formata con siepi miste di alberi e arbusti, che dividono lo spazio in ambienti più piccoli e li proteggono dai venti, dal freddo, dal calore estivo. Nel caso, molto frequente, di un piccolo spazio a disposizione, i rampicanti sempreverdi, che salgono in altezza e non occupano spazio orizzontale, possono mascherare i confini con altre proprietà. Nella scelta delle piante arboree o arbustive, è importante prediligere specie autoctone, che saranno in armonia con il paesaggio circostante e si adatteranno all’ambiente (clima e terreno). Un consiglio in più: se abitate in un centro urbano molto inquinato date la preferenza a specie resistenti allo smog: carpino (Carpinus betulus) e carpino nero (Ostrya carpinifolia), nocciolo (Corylus avellana), leccio (Quercus ilex) e roverella (Quercus pubescens), cipresso (Cupressus sempervirens), tasso (Taxus baccata).

Splendidi fiori di campo
Ogni strato della vegetazione deve essere rappresentato; oltre ad alberi e arbusti, sono importanti le tappezzanti e le erbacee perenni, ricche di fioriture e aromi. Un prato fiorito dove possano crescere e disseminarsi i fiori selvatici, per esempio, è molto decorativo, ed è la soluzione migliore per invitare le farfalle: basterà seminarvi crescione dei prati, ginestrino, papavero, nigella, gipsofila, alliaria, fiordaliso, malva, viole, potentilla. Pesticidi addio E se le piante si ammalano? In un giardino naturale le specie viventi interagiscono per creare un ecosistema equilibrato. Ma può capitare che l'equilibrio venga alterato e che alcuni organismi prendano il sopravvento e diventino dannosi per le piante. Si sviluppano allora malattie o compaiono infestazioni di parassiti animali quali acari, afidi e cocciniglie. L’alternativa più naturale all’uso di insetticidi è la lotta biologica, basata cioè su insetti predatori dei parassiti (che si acquistano vivi in piccole confezioni).
Si possono poi mettere in campo consociazioni virtuose di specie: gli afidi, per esempio, si possono tenere lontani dalle rose interrando al loro piede spicchi d’aglio (10 per rosaio) o piante di aglio, di prezzemolo o di piretro (almeno 5). O, ancor, irrorare alcuni preparati casalinghi con sapone di Marsiglia (10 g in scaglie in 10 l d’acqua), ortica (1 kg macerati in 10 l d’acqua per 6 giorni e filtrati), aglio (una testa bollita in mezzo litro d’acqua e filtrata. Le cocciniglie si possono combattere con silicato di sodio e olio di pino in parti uguali (intervenendo ogni 15 giorni), e i ragnetti rossi e verdi con una mistura di silicato di sodio e sapone molle (ogni 10 giorni). Il rimedio più efficace ammesso in agricoltura biologica è il piretro, sostanza insetticida estratta dalla margherita Tanacetum cinerariifolium: attivo contro numerosi insetti (quali afidi, coleotteri, cicaline, mosca bianca, larve di lepidotteri ecc.) è naturale, ma non innocuo perché può intossicare anche gli insetti utili e i pesci.

Consigli letterari per ispirarsi all'ecopaesaggio

Gilles Clément nel saggio “Il giardiniere planetario” 22publishing, 2008, approfondisce alcune questioni che aveva appena sfiorato nel suo “Manifesto del Terzo paesaggio”. Vi è innanzitutto la designazione di un insieme formato dagli appassionati di giardini, siano essi giardinieri, visitatori, lettori di libri sui giardini. E da questo insieme Clément rileva che sono quasi totalmente escluse le specie animali e vegetali mobili (gli uccelli, gli insetti, i semi, i funghi, ecc.) contro le quali anzi si scatena la guerra del giardiniere. 
A partire da questa considerazione, Clément ha voluto verificare con la propria esperienza se era invece possibile costruire un ambiente di scambio giardino-natura dove “riappacificarsi con una fauna così a lungo perseguitata”. E il racconto che segue è appunto quello relativo all’esperienza di un campo abbandonato e di una casa da costruire in cui realizzare questa compresenza. Ma nel resoconto di questo esperimento riuscito constatiamo un primo attacco all’estetica: “Considero un successo, non tanto l’opera dell’architetto nella disposizione delle forme, l’equilibrio delle ombre e delle luci – per queste cose non ho giudizi da esprimere – ma il vedere tutta una vita salvaguardata”.

L’altro insieme riguarda i traghettatori, ossia gli insegnanti, i filosofi, gli scienziati capaci con il loro entusiasmo e la loro passione di insegnarci a vedere le cose e a considerarle in maniera diversa: “Divulgare non è snaturare il sapere per renderlo volgare, ma formulare in termini semplici l’avventura complicata del nostro pianeta e dei suoi abitanti” ove “tenere i cittadini lontani dalle verità è più pericoloso che avvicinarveli”. Clément sposa la tesi lamarckiana relativa all’uomo che rende sterile la terra che abita e lavora alla propria distruzione, ma che diversamente dalla tesi darwiniana (i più forti vincono), lascia aperto il campo del possibile: “Nel corso della sua vita l’essere - sia vegetale che animale - può modificarsi”. I vegetali, ad esempio, hanno la capacità di modificare il proprio genoma nel corso della loro esistenza: “gli OGM in sé e la loro meccanica fanno parte dell’evoluzione”, quindi “il problema non è la manipolazione ma l’orientamento antropocentrico impresso alla modificazione genetica e l’uso che se ne fa”.

La proposta di Clément riguarda la trasformazione del giardino in giardino planetario, il quale è privo delle concessioni fatte alle regole dell’arte dei giardini. Il Giardino Planetario “valorizza la diversità senza distruggerla”. Se in passato il recinto del giardino ha protetto la flora nutriente e ha sviluppato l’arte della disposizione, esprimendo la propria eccellenza attraverso l’architettura e l’ornamento, oggi questi criteri non bastano più. C’è bisogno di una nuova estetica i cui fondamenti si basino “su una griglia di lettura offerta dagli scienziati e non dagli artisti”. Qui Clément rovescia il rapporto tra ecologia ed estetica, in un modo strumentale e riduttivo. Egli si scaglia contro tutte le regole che il progettista deve utilizzare (regole di sicurezza, di progettazione) e contro tutti i comportamenti dettati dalla moda. Critica l’arte in generale, in quanto utilizza quella materia inerte uscita dall’industria, la quale prevale sulla massa vivente, poiché è con l’utilizzazione-sfruttamento che ha inizio la distruzione: “I veli oscuri dell’estetica e della morale si sono abbattuti sulla spazzatura e il compost è stato relegato in fondo al giardino, mentre dovrebbe trovarsi al centro” in quanto fonte di energia.

Ma vediamo come vi viene articolata la definizione di giardino planetario rispetto al giardino tradizionale: “L’estensione del concetto di giardino all’intero pianeta suggerisce che tutte le tecniche agricole rientrano nel campo di un giardinaggio planetario” e, inoltre, “Il “giardinaggio”, espressione di diversità culturale, minaccia o protegge la diversità naturale a seconda dei metodi impiegati”. “La Natura, imbrigliata nel reticolato ideologico proprio di ogni cultura, paga un tributo tanto più pesante quanto più il sistema culturale fa dell’uomo il padrone del Cosmo”. Ed è la comparsa dell’ecologia che ha determinato la possibilità di questa svolta: “la Terra presa come territorio riservato alla vita è uno spazio chiuso, limitato dalle frontiere dei sistemi di vita (la biosfera). Insomma, un giardino”. Gilles Clément oppone il giardiniere al progettista poiché afferma di avere personalmente esperito l’immenso disaccordo tra l’attitudine naturale delle specie a svilupparsi e il nostro desiderio di “abbellire” e, dunque, è “Impossibile conciliare le due posizioni finché rimaniamo abbarbicati ai canoni estetici dell’”arte dei giardini”. Anche se Clément ha affermato che l’arte dei giardini è per lui il segno ideologico del potere, a noi pare inutilmente persecutorio scaricare tutte le colpe sull’arte dei giardini, se il vero problema è invece il modo in cui utilizziamo e sfruttiamo la natura. Non siamo pura esistenza e innescare una lotta con i criteri estetici per privilegiare esclusivamente quelli ecologici non è costruttivo: non si devono ridurre i nostri strumenti culturali, ma è necessario accrescerli. Spesso, anzi, è proprio l’eliminazione di ciò che ha valore estetico a costituire la porta d’ingresso alla distruzione e alla mancanza di cura, allo sfruttamento e alla mercificazione.

Recensione del libro a cura di Rosa Pierno
Rosa Pierno è nata a Napoli nel 1959 e ivi laureata in Architettura, vive a Roma. Dal 1993 collabora come redattrice alla rivista di ricerca letteraria "Anterem" diretta da Flavio Ermini